Negli ultimi anni è entrato a far parte del linguaggio comune il termine “Borderline”.
Con questo termine, nel linguaggio di tutti i giorni, si vuole intendere una persona sopra le righe, sempre al confine tra la “normalità” e la “follia”, qualcuno che rimanda instabilità e imprevedibilità.
Spesso la TV, con eccessiva pubblicità e facilità riporta comportamenti estremi di personaggi famosi, definiti Borderline e nella cronaca di tutti i giorni, in casi di violenza efferata o comportamenti inspiegabili, spunta fuori il termine Borderline.
Ma cosa è effettivamente il disturbo di personalità Borderline?
Il termine stesso indica una “linea di confine”, chi ne soffre è in bilico tra nevrosi e psicosi.
Piero Petrini parla di una “costanza nell’incostanza e l’incostanza nella costanza”.
Vi è una continua oscillazione di sintomi differenti, risolto uno, ne compare un altro, in una spirale dove sembra non esserci possibilità di uscita.
Sono persone che non hanno una personalità costruita e definita, non sono riuscite a costruire un minimo di stabilità.
Di conseguenza, è facile che cambino facilmente lavoro, relazioni affettive, opinioni, credenze, in una continua oscillazione.
La persona Borderline presenta:
- Un desiderio eccessivo di piacere a tutti, mettendo in atto comportamenti seduttivi e compiacenti.
- Una instabilità evidente nel stare all’interno di relazioni, che siano affettive, amorose, o amicali
- Problematiche differenti in diversi campi (autolesionismo, pensieri suicidiari, pensieri ossessivi e paranoici, forte ansia e attacchi di panico, dipendenze, sesso estremo, disturbi alimentari, ecc)
- Difficile gestione della rabbia, dei sensi di vuoto e dell’impulsività
- Paura angosciante di essere abbandonato
Tendenzialmente sono individui che non hanno sviluppato nel tempo gli schemi di apprendimento relativi al successo, sono di base negativi e hanno una tendenza all’autodistruzione.
A molti di noi è capitato nel corso della vita di avere comportamenti impulsivi, sbalzi d’umore, sensazioni di vuoto, rabbia e paura di essere abbandonati, ma ciò che differenzia chi soffre di questo disturbo da chi non lo ha è la continuità nel tempo e la pervasività.
Le persone borderline sperimentano queste sensazioni nel tempo ed in modo invasivo, andando a minare ogni aspetto della loro vita. Una continua altalena che oscilla da un estremo all’altro.
La terapia breve strategica, può aiutare questo tipo di pazienti, che spesso risultano ostici da trattare e piuttosto oppositivi.
- Il terapeuta deve diventare un modello da seguire, in modo tale da essere un punto di riferimento per la persona che nella sua instabilità deve poter contare su una figura di riferimento stabile. I pazienti borderline hanno bisogno di una figura carismatica.
- Sono persone che possono mettere alla prova il terapeuta per capire quanto può essere affidabile, paziente, stabile. Il terapeuta deve oscillare tra accoglienza e direttività.
- Il terapeuta deve conquistarsi la fiducia del paziente e non deve chiedergli ciò che emotivamente non è ancora in grado di fare, sono pazienti che “fuggono” facilmente, se spaventati.
- Il fine ultimo della terapia è portare il paziente a diventare “eroe di se stesso”
Gli psicofarmaci in questo tipo di disturbo, possono essere utili in casi gravi ma è bene ricordare che hanno il solo obiettivo di modificare l’umore del paziente. Questo vuole dire che non vanno a modificare la percezione delle sensazioni del paziente, obiettivo che invece è raggiunto dalla psicoterapia.
“Se tu tieni un borderline al di qua della linea pericolosa quindi evitando gli estremi e ce lo tieni per un bel po’ di tempo impara a starci o impara ad andare oltre solo quando è funzionale. Tutte le personalità importanti della storia erano borderline… personalità che avevano imparato ad utilizzare l’estremo solo quando era funzionale per le situazioni, per andare oltre alla realtà data in modo funzionale” (G.Nardone)